«Alla fine della prima Repubblica frequentavo il liceo e il collega Marmo le assemblee istituzionali. Io mi limito a desiderare una riforma che la faccia finita con gli sperperi dei Consorzi, metta in sicurezza il bilancio della Regione e salvaguardi le tasche dei cittadini. Mi devo sentire in colpa per questo?».
Con queste parole il Consigliere regionale Fabiano Amati, risponde al collega Nino Marmo (FI) autore di un duro comunicato contro Amati che aveva accusato la minoranza di «mancanza di proposte alternative» e di esclusivi “no” ai pareri «tipico di un atteggiamento da prima Repubblica»
(LEGGI QUI per dichiarazione integrale).
Marmo a questo proposito aveva replicato: «Solo la furia demolitrice di un travestito della prima repubblica, come Renzi con la Costituzione e Amati con il suo amato Acquedotto, può tentare di tranciare un ragionamento bocciandolo con il marchio infamante di “prima Repubblica”. Proprio lui! Non facciamo ridere i polli – aggiunge – anche se ha vestito i panni del populista a buon mercato (in Italia, per esse fighi, oggi bisogna sparare sempre sul passato per condannarlo, anche quando a quel passato si è appartenuto fino al collo) I consorzi pugliesi sono un patrimonio di infrastrutture, opere e attività che servono l’intera comunità ma che sono stati rovinati dall’incrociarsi di numerosi eventi e da una crisi economico-finanziaria causata da opere pubbliche affidate dalla Regione o dalla Cassa del Mezzogiorno, che con varianti in corso e riserve da parte delle ditte appaltatrici li hanno indebitati. Ai costi maggiorati, Regione e Stato centrale se ne sono lavati le mani. Quelle imprese e quei voti sono serviti qualcuno? Si, caspita agli amici del ‘travestito da primissima Repubblica’».
Ed è a questo punto che giunge la pesante risposta di Amati: «Sulle responsabilità dell’attuale situazione Nino Marmo non deve scrivere a me. Con altri, magari della sua generazione, potrà trovare un campo di confronto più idoneo sui torti e sulle ragioni. Io non dico che nella prima Repubblica faceva tutto schifo, anzi; mi preoccupo solo di sottolineare che nella prima Repubblica sull’argomento dei Consorzi ci si bendava gli occhi fingendo di non vedere lo stato disastroso e si procedeva a improbabili salvataggi aggiungendo miliardi a miliardi, prima, e milioni a milioni dopo. Ora questa storia deve finire. Lo scorporo dell’irrigazione dalla bonifica è una soluzione. Se Marmo ne ha un’altra, dotata di credibilità finanziaria, la avanzi al più presto. Non è una soluzione limitarsi a dire che ‘il presepe non gli piace’».