“Sulle liste d’attesa c’è un clamoroso problema d’organizzazione e informatizzazione, in grado di aggravare la difficoltà oggettiva della carenza di medici. Lo ripetiamo ancora: la carenza di medici c’è, ma non può essere usata per mantenere l’attuale disorganizzazione, quale fonte di potere e connivenze.
Basta vedere i dati dell’Emilia Romagna, dove sono in vigore le norme che noi proponiamo e confrontarli con quelle pugliesi: lì i tempi si rispettano al 90%, mentre in Puglia siamo al 60%. Una differenza che dietro alla neutralità dei numeri nasconde più malattie e più morte.”
Lo dichiarano i Consiglieri regionali di Azione, Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, e il responsabile regionale sanità Alessandro Nestola.
“Confrontando i dati tra Emilia Romagna e Puglia riferiti all’ultimo trimestre del 2022 è evidente il divario che ci separa in termini di indici di performance: con oltre 60 mila prenotazioni per prima visita in più di noi, l’Emilia ha una media di prestazioni erogate nei tempi massimi previsti dell’88%, la Puglia del 62%. Per fare un esempio, solo una visita urologica ogni due viene erogata entro i tempi stabiliti, il 60% delle visite ginecologiche, il 49% di quelle endocrinologiche, stessa percentuale per la prima visita cardiologica.
Non va meglio per la diagnostica dove, comparando i dati dai due portali regionali di monitoraggio, la Puglia ha un indice di performance del 68% rispetto al 93% dell’Emilia Romagna. Qualche esempio? In Puglia solo il 41% delle colonscopie vengono erogate entro il termine previsto, in Emilia l’81%; solo il 63% degli elettrocardiogrammi in Puglia a dispetto del 99% in Emilia.
Possiamo obbligare i pugliesi a utilizzare il sistema a pagamento per esami fondamentali per la loro salute? Oppure osservarli inermi in viaggi della speranza verso regioni meglio organizzate?
Perché, proprio prendendo come riferimento l’Emilia Romagna, è innanzitutto di organizzazione che si tratta, ma anche di scelte politiche precise: quella di sospendere l’attività libero professionale quando non si rispetta il diritto di accesso alle prestazioni nei tempi massimi previsti per l’attività istituzionale.
In Emilia Romagna è previsto ciò che noi chiediamo a gran voce con la nostra proposta di legge: “L’Azienda, in presenza di lunghi tempi di attesa, ovvero oltre gli standard previsti dalla normativa regionale vigente, ridefinisce i volumi concordati di attività libero professionale fino al ristabilimento del diritto di accesso alle prestazioni nei tempi massimi previsti per l’attività istituzionale.
Il perdurare di lunghi tempi di attesa e il mancato rispetto dei volumi e delle modalità di erogazione concordati comportano, per i dirigenti/équipe coinvolti, la sospensione dell’attività libero professionale fino al rientro dei tempi nei valori standard fissati, che costituiscono un diritto del cittadino.”
Pensate: da 10 anni già fanno questo e qui ancora si perde tempo non discutendo il problema.
Ma non solo, specificano anche che in presenza di liste d’attesa compatibili con la normativa vigente, devono essere garantiti i sistemi di monitoraggio dei volumi di attività in modo da assicurare che, complessivamente intesa, per unità operativa o specialità, l’attività istituzionale sia comunque prevalente rispetto a quella libero professionale.
Noi vogliamo dare l’elettroshock necessario a risvegliare le coscienze assopite davanti al dolore delle persone e continueremo a batterci affinché il Consiglio della Regione della Puglia preferisca l’arte del governare a quella del tirare a campare.”