“Dal monitoraggio eseguito dall’Arpa e dalla Regione Puglia emerge che molto è stato fatto nell’attività di custodia della terra; sono soddisfatto perché i dati emersi ci fanno dedurre che in Puglia esiste una condizione che gode di ampi spazi di miglioramento”: lo ha detto questa mattina l’assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati nel corso del workshop sul “Monitoraggio Regionale dei Corpi Idrici”, che si è svolto a Bari e durante il quale sono stati analizzati i risultati dei monitoraggi degli ultimi anni anche alla luce dei più recenti decreti ministeriali.
Hanno partecipato Giorgio Assennato, direttore generale dell’ARPA Puglia, Maria Antonietta Iannarelli, dirigente del Servizio Tutela Acque – Regione Puglia, Giuseppe Passarella, ricercatore C.N.R.-IRSA, Massimo Blonda, direttore scientifico ARPA Puglia, Amedeo Antonucci, comandante Reparto Operativo
Aeronavale della Guardia di Finanza, Marianna Pedalino, dirigente Programmazione e Regolamentazione, Servizio Tutela delle Acque, Regione Puglia, Nicola Ungaro, dirigente Ambientale ARPA Puglia. Ha concluso i lavori Antonello Antonicelli, direttore Area Politiche per l’Ambiente, Regione Puglia.
Il monitoraggio sui corpi idrici superficiali è stato eseguito durante gli anni 2008 e 2009 dall’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione dell’ambiente (ARPA Puglia), secondo quanto stabilito dall’Accordo di programma sottoscritto nel 2008 dal commissario delegato per l’emergenza ambientale in
Puglia, dalla Regione Puglia e dall’Arpa. Gli studi si sono concentrati principalmente sullo stato ambientale di fiumi, torrenti, laghi artificiali, lagune, acque marine costiere, acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci e acque destinate alla vita dei molluschi.
Lo studio ha evidenziato una particolare situazione del territorio regionale pugliese. Sembra infatti realizzarsi un gradiente della qualità ambientale dei corpi idrici superficiali a partire dalle acque interne (laghi e fiumi che presentano situazioni più o meno compromesse) , per passare alle acque di transizione (lagune, mediamente compromesse), fino alle acque marino – costiere, queste ultime in “buono stato” di qualità ambientale.
“La Puglia presenta caratteristiche geomorfologiche particolari – ha detto l’assessore Amati – non ha lavatrici naturali come altre zone d’Italia ed è per questo che siamo costretti ad attivare costosissimi processi per garantire igiene e salute. I risultati del monitoraggio dunque ci dicono che stiamo operando bene e che esistono concrete prospettive di miglioramento. L’invito che rivolgo però alla comunità scientifica – ha concluso – è quello di attivare un processo comunicativo in grado di diffondere un senso di responsabilizzazione, indispensabile per mutare stili di vita ed approcci all’ambiente, condizioni necessarie affinchè il prossimo monitoraggio che eseguiremo possa registrare ulteriori miglioramenti”.